Negli Stati Uniti stanno studiando un vaccino contro HIV sfruttando la stessa tecnologia utilizzata da Pfizer/BioNTech e da Moderna per creare i loro vaccini contro SARS-CoV-2, cioè mRNA veicolato tramite nanoparticelle lipidiche.
È già chiaro da tempo che questa biotecnologia farmaceutica possa essere efficace, infatti, non solo per prevenire COVID-19 o altre malattie infettive come AIDS, ma anche per curare tumori e malattie genetiche. La versatilità di questi prodotti risiede nella loro capacità di far produrre direttamente alle cellule delle proteine, precise proteine che stimolino il sistema immunitario umano o che siano in grado di correggere gli errori alla base di certe malattie genetiche.
Ma a che punto siamo per HIV?
Recentemente sono stati pubblicati i risultati del primo test clinico di fase 1 svolto dall’International AIDS Vaccine Initiative (IAVI) insieme allo Scripps Research Institute, in California. Il trial ha compreso 48 volontari suddivisi in due gruppi da 24, in uno dei quali è stato iniettato il regime vaccinale sperimentale a mRNA e nell’altro il placebo. Dai dati proposti è emersa una significativa risposta immunitaria nel 97% dei soggetti che avevano ricevuto il vaccino.
Sono risultati incoraggianti che, se verranno confermati su un più ampio numero di volontari, daranno una svolta epocale dopo tre decenni di ricerca biomedica contro un virus che solo nel 2019 ha ucciso 690 000 persone.
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