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Miti da sfatare: l’artista bohémien



Autore: @caffemichelangiolo


Il termine bohèmien si riferisce a uno stile di vita che viene comunemente associato agli artisti e nasce nella Parigi di metà Ottocento con gli storici locali di Montmartre e Montparnasse, come Le Chat Noir, Le Lapin Agile e il Cafè de la Nouvelle Athènes. Le sue origini sono lontane: i bohémiens, nel Quattrocento, erano i gitani, che entrarono in Francia grazie a un permesso del Re Sigismondo di Boemia. Essere bohémien non significava aderire ad un canone estetico ma, soprattutto, era un vero e proprio modo di comportarsi: vivere ai margini, nei bassifondi delle città, conducendo una vita libera da convenzioni e vincoli, in povertà e indifferenza all’affermazione sociale.

L’artista squattrinato, dissoluto, dedito all’alcol e che vive in miseria, è un mito che deve essere contestualizzato. Molti artisti dalla seconda metà dell’Ottocento in poi, convergerono da tutta Europa a Parigi, essendo il centro incandescente dell’arte, fucina di novità e sperimentazioni. Spesso finivano per necessità a vivere in quartieri poverissimi, in condizioni di vita precarie. Un discorso diverso vale per chi, agiato e di famiglia benestante, sceglieva di vivere come un bohémien più per aderire a uno status symbol che per reale condizione vitale.

La situazione cambia con il Sistema dell’arte, termine coniato dal critico Achille Bonito Oliva negli anni Settanta del Novecento, che si riferisce a un sistema economico di gallerie, critici e musei che ingloba l’arte e gli artisti nel mercato. Questo nuovo modo di gestire l’arte non prevede più la condizione dell’artista emarginato, perché diventa esso stesso parte di un sistema, contravvenendo alla prima condizione del bohèmien.

Gli artisti del contemporaneo sono molto spesso delle vere e proprie star, al pari degli attori di Hollywood, con guadagni astronomici e quotazioni inavvicinabili. Gli artisti del nuovo mondo dell’arte sono eccentrici e provocatori, ma in una modalità che rientra comunque in un sistema in cui, più le opere sono provocatorie, più crescono le quotazioni. Ha ancora senso oggi parlare di artista bohèmien?




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