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Marica Rella

Loïe Fuller: la ballerina con le ali radioattive


Loïe Fuller con un costume di scena
Loïe Fuller in un ritratto del 1902 di Frederick Glasier

Era bassina, un po’ grassottella e non aveva mai studiato danza eppure questo non le ha negato la possibilità di diventare una delle ballerine più famose del Novecento. Insieme a Isadora Duncan e Martha Graham, Loïe Fuller ha definito la danza moderna, rompendo col formalismo accademico.


Nata nel 1862 in un piccolo villaggio in Illinois, si forma esibendosi in spettacoli folkloristici, circhi e burlesque, da cui apprende l’arte dell’improvvisazione. Infelice del limitato successo che il pubblico americano le riservava, decide di trasferirsi in Francia - culla della cultura europea - nel 1892. A Parigi diventa ballerina abituale al Folies Bergère, grazie al quale riesce a far decollare la sua Serpentine Dance.

La sua danza non prevedeva particolari tecnicismi ma si basava sull’improvvisazione. Al posto dei corsetti indossava delle lunghe tuniche di seta bianca, posizionava strategicamente delle luci sul palcoscenico che proiettavano raggi colorati sul suo vestito e, volteggiando, creava delle performance con un forte impatto visivo.


È stata di ispirazione per diversi artisti e intellettuali, tra i quali Toulouse-Lautrec, Filippo Tommaso Marinetti, che la elogiava nel Manifesto della danza futurista, e i fratelli Lumière che hanno girato un film sulla Serpentine Dance (1896). Ancora oggi possiamo ritrovarla in pellicole più recenti, come nel film biografico Io Danzerò, presentato al Festival del Cinema di Cannes del 2016.

Loïe Fuller è ricordata per essere stata una ballerina, un’impresaria ma soprattutto una donna libera. Trasgrediva i ruoli di genere vivendo allo scoperto il suo orientamento omosessuale. Dopo essere stata a breve sposata con un uomo, ha vissuto i suoi ultimi 23 anni di vita con Gab Sorére: regista e scenografa.


Muore di cancro a Parigi nel 1928, probabilmente per le forti dosi di radiazioni ionizzanti contenute nelle ali di farfalla al radium, che la rendevano fluorescente negli spettacoli. Una donna da cui certamente prendere ispirazione per la sua dedizione, la sua passione e la sua libertà d’animo.

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