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La pandemia ha reso meno popolare l’evasione?



Nelle scorse settimane il Parlamento italiano è stato chiamato a convertire in legge il d.l. 76/2020 sulla semplificazione e l’innovazione digitale, approvato dal Governo lo scorso 16 luglio.


Dei 65 articoli di cui il decreto si compone, parte di questi sono dedicati alla semplificazione nel settore dei contratti pubblici e al contrasto all’evasione fiscale. Le ultime stime del fenomeno, che in Italia è visto ancora come un peccato veniale in risposta all’asserita oppressione dello Stato, ammontano a più di cento miliardi di euro. È quindi del tutto comprensibile la decisione di intervenire, con il decreto legge semplificazione, sull’art. 80 del codice dei contratti pubblici del 2016: si prevede infatti che un operatore economico possa essere escluso dalla partecipazione ad una procedura d’appalto se la stazione appaltante è a conoscenza e può adeguatamente dimostrare che lo stesso operatore non abbia ottemperato al pagamento delle tasse e delle imposte o dei contributi previdenziali, anche se non definitivamente accertati. Basta di conseguenza che l’operatore paghi o si impegni in modo vincolante a pagare le tasse o i contributi dovuti per poter accedere ad un appalto.


La modifica rispetto al testo previgente è quindi particolarmente significativa, prescindendo infatti, adesso, da qualunque pronuncia giudiziale. È pertanto prevedibile che dalla diversa natura e dalla differente intensità dell’accertamento possano scaturire delle controversie, così come è evidente l’intento di moralizzazione di un intero settore. D’altronde, analoga decisione era stata assunta oltre Tevere da Papa Francesco, escludendo dagli appalti anche chi sfrutta il lavoro minorile.


Allargando l’orizzonte, nel 2019, il Parlamento europeo aveva messo nero su bianco un atto di accusa nei confronti di quei paesi che presentano i caratteri di un paradiso fiscale e aveva avanzato l’ipotesi di una sorta di intelligence finanziaria di dimensione comunitaria per una lotta più energica all’evasione. Quale sarà la portata della modifica operata nel codice degli appalti? Sarà in grado di disincentivare e contrastare l’evasione?



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