Considerate una tipica esperienza di vita quotidiana: siete in camera a studiare, ad un tratto avete voglia di un bicchiere d’acqua, così vi alzate e andate in cucina. Una volta arrivati, però, vi distraete, e non vi ricordate più il motivo per il quale vi siete alzati, sapete che dovevate fare qualcosa, ma non vi viene in mente. Decidete così, di tornare in camera. Una volta tornati, vi ricordate perché vi eravate alzati. Ma cosa è successo? Come mai non vi siete
ricordati di prendere un bicchiere d’acqua anche se eravate in cucina?
Si tratta del fenomeno della memoria dipendente dal contesto e del conseguente effetto di ripristino che migliora il ricordo: il fatto di ritornare al luogo originale nel quale l’evento è stato codificato inizialmente, facilita il recupero. Le persone tendono a aiutarsi con il contesto per ricordare e recuperare il passato.
Uno degli studi più importanti sull’effetto della manipolazione del contesto è stato quello di Godden e Baddeley del 1975. I due autori idearono un esperimento in cui a dei sommozzatori venivano fatte sentire 40 parole o sulla terra ferma o a circa tre metri di profondità. Dopo che avevano udito le parole, veniva chiesto di ricordarle o nello stesso ambiente o nell’ambiente alternativo. Risultò che quando il luogo in cui avveniva la codifica e il recupero era lo stesso le parole venivano ricordate meglio.
Questo fenomeno può avere risvolti pratici molto importanti, per esempio indipendentemente dall’esame in aula, i risultati degli studenti dipendono dall’ambiente di test: secondo alcuni studi il fatto di cambiare ambiente dalla codifica al recupero può portare a punteggi più bassi.
Inoltre può essere d’aiuto per i deficit di memoria associati all’invecchiamento, come l’Alzheimer: ambienti di supporto, ovvero luoghi appositamente progettati che forniscono segnali fisici possono favorire il recupero di esperienze passate.
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