Provate ad immaginare un enorme edificio che contiene bar, ristoranti, zone ludiche, boutique di Chanel, Armani e mostre d'arte. Non stiamo fantasticando, ma stiamo descrivendo la catena di Art Mall asiatica chiamata K11, fondata nel 2008 dal giovane miliardario Adrian Cheng.
La catena conta circa 10 sedi in cui si può bere un cocktail con amici, fare shopping e vedere mostre d’arte allo stesso tempo: insomma, un connubio perfetto tra il Centre Pompidou e Disneyland Paris.
Ma facciamo un passo indietro. Negli ultimi decenni la Cina ha assunto una posizione di spicco nel panorama mondiale; oltre a diventare una potenza economica, la terra asiatica ha sempre avuto una particolare attenzione verso l’industria culturale, con l’obiettivo di diventare il centro commerciale dell’arte contemporanea a livello mondiale. Il governo cinese ha varato politiche di supporto economico per chiunque investisse in arte, favorendo la nascita di numerosi poli culturali su tutto il territorio ad una velocità impressionante.
Quasi un terzo dei musei asiatici sono di proprietà privata. Sono sempre di più i multimiliardari che decidono di collezionare opere d’arte, improvvisandosi anche promotori di spazi espositivi. I luoghi di cultura diventano uno status symbol per i collezionisti asiatici, senza tralasciare gli enormi vantaggi fiscali a cui hanno diritto durante l’acquisizione di terreni o immobili per scopi culturali. Un altro fattore importante che spinge i proprietari a mostrare le loro collezioni è il valore economico che acquisiscono le opere d’arte se esposte: infatti un dipinto che vanta un curriculum di musei e mostre assume un valore commerciale maggiore rispetto ad un dipinto che abbellisce il salotto di un collezionista.
Questo fenomeno porta ad un numero spropositato di spazi espositivi in tutta la Cina, di cui spesso la quantità eclissa sulla qualità. Sebbene gli Art Mall di Cheng abbiano l’intenzione di combinare cultura, creatività e innovazione, rischiano di occultare la bellezza e l’intimità tipiche di uno spazio museale. E voi riuscireste ad osservare una mostra d’arte in un luogo in cui dominano l’egocentrismo e la celerità?
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