Il mal di testa, o "cefalea", è un disturbo che riguarda la maggior parte della popolazione: in un anno, si stima che il 90% degli individui abbia sofferto almeno una volta di mal di testa; molto spesso la prima reazione che abbiamo è quella di assumere un farmaco, solitamente un analgesico, per togliere quel fastidioso dolore e continuare la propria giornata liberi dal mal di testa.
Come un po' tutte le cose, anche l'assunzione di farmaci contro il mal di testa non è un problema, fino a quando non ne facciamo un uso smodato. Numerosi studi hanno infatti dimostrato come proprio l'esagerato utilizzo di questi farmaci, possa essere a sua volta la causa stessa: il mal di testa da abuso di farmaci, anche detto "cefalea di rimbalzo", riguarda l'1-2% della popolazione generale, che può sembrare una bassa percentuale, ma che in una nazione come l'Italia, equivale a circa 1 milione di persone.
Il problema alla base è che di fronte ad un soggetto che presenta mal di testa ricorrenti, e che assume farmaci per combatterli, viene naturale pensare che la cefalea sia la causa dell'assunzione dei farmaci e non viceversa: così facendo si entra però in un circolo vizioso in cui si considerano i farmaci come la soluzione al problema quando in realtà sono essi stessi il problema.
Numerosi studi riportano una significativa riduzione della frequenza di comparsa e della gravità della cefalea in seguito alla loro sospensione: inizialmente ci può essere un aumento dei sintomi ma negli studi di follow-up (in cui si segue il paziente dopo l'inizio di una terapia per valutarne l'efficacia) si è visto che dopo 3 mesi senza farmaci, circa il 70% dei pazienti ha una diminuzione rilevante (almeno del 50%) della frequenza delle cefalee.
Il dolore, ovunque esso sia, è spesso l'unico modo che il nostro corpo ha per comunicarci che qualcosa non va. Se è molto intenso possiamo utilizzare farmaci che ci aiutano a controllarlo ma il loro utilizzo al primo accenno di dolore è sbagliato, e soprattutto controproducente.
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