Con il termine Environmental, Social and Governance (ESG) si definiscono i parametri di giudizio dell’operato delle imprese, di natura non finanziaria.
Specificatamente, con Environmental viene valutato l’impatto che l’azienda ha sull’ambiente, ad esempio inquinamento dell’aria e delle acque, trattamento degli animali, riciclo dei rifiuti. Social giudica l’alveo delle relazioni che l’impresa intrattiene durante la sua attività, con dipendenti, clienti e comunità locali (stakeholders). Corporate Governance, invece, esamina i rapporti di leadership all’interno dell’azienda, i diritti degli azionisti, i sistemi di controllo interno ed audit.
In base ai parametri ESG, gli analisti forniscono delle valutazioni (ratings), i quali vengono utilizzati (insieme a quelli di natura finanziaria) per comparare le aziende fra di loro. Secondo Funds Europe, gli investimenti “sostenibili” nel 2019 erano pari al 40% degli assets gestiti professionalmente a livello globale, ossia circa €28.000 miliardi. Inoltre, i portafogli composti escludendo il 50% delle aziende con il rating ESG peggiore sembrerebbe crescere di circa il 2%, con una riduzione del rischio (minor volatilità).
Considerando gli isolati, ma pur sempre presenti, precedenti di alcune famose imprese a riguardo di sfruttamento del lavoro minorile e danni all’ambiente, la crescente attenzione degli investitori potrebbe positivamente influenzare un cambiamento, verso un comportamento più virtuoso.
A vostro avviso, la crescente attenzione dei fattori ESG potrebbe davvero portare le aziende a rivedere le modalità con cui operano?
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