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Matteo Agostino

Cosa rimane dello Statuto dei Lavoratori?


Il 20 Maggio 1970 veniva approvata la legge n. 300, meglio nota come Statuto dei Lavoratori. A 51 anni di distanza è bene riflettere sulla portata di quella legge, in un momento storico così particolare dal punto di vista occupazionale e per le notizie di cronaca che arrivano dai luoghi di lavoro. L’obiettivo della l. 300 era quello di portare la Costituzione nei luoghi di lavoro: se infatti il dettato costituzionale fosse stato davvero attuato, non ci sarebbe stato bisogno di riconoscere, all’art. 1, che i lavoratori hanno “il diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero” nei luoghi dove prestano la loro opera.


Tutta la prima parte dello Statuto è volta, quindi, a riconoscere dei limiti ai poteri del datore di lavoro, procedimentalizzando gli stessi poteri e vietando controlli occulti, indagini sulle opinioni e discriminazioni sindacali e politiche, oltre che di genere.

La seconda parte – in cui è evidente l’opera di Gino Giugni, padre dello Statuto- riguarda la legislazione di sostegno al sindacato, con il riconoscimento della libertà di associazione sindacale e la repressione della condotta antisindacale.


Cosa rimane oggi di quello Statuto che per l’epoca era considerato un importante punto di approdo per le rivendicazioni dei lavoratori? In realtà ben poco: molte norme furono sostituite dall’evoluzione della normativa, pur se non abrogate espressamente; altre sono da ritenersi superate sia dal tempo che da altre fonti che le hanno rese superflue, come avviene anzitutto per opera della contrattazione collettiva. Anche l’art. 18, sul quale si sono concentrate diverse battaglie identitarie, è ormai una norma in esaurimento, applicandosi ai contratti di lavoro stipulati prima del 7 marzo 2015.


Rimangono le disposizioni antidiscriminatorie e le disposizioni che puniscono la condotta antisindacale, così come rimane il nome, il contenitore, sinonimo di garanzia e tutela dei lavoratori, cristallizzazione ideale dei loro diritti. Ragionando sul futuro, alla luce dell’attuale situazione politica ed economica, quali sono le concrete possibilità che si possa arrivare ad un nuovo Statuto?




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