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Correre di più o correre meglio?


Delle 20 squadre che giocano in Serie A l’Atalanta, insieme al Milan, è quella che ha raccolto i risultati migliori durante la ripresa dopo il lockdown. I bergamaschi hanno chiuso il campionato al terzo posto a soli cinque punti dalla Juventus campione d’Italia, con un bottino di 9 vittorie 3 pareggi e 1 sola sconfitta. Tuttavia, l’intensità con cui la squadra di Gasperini interpreta le proprie partite ha fatto storcere il naso a molti. Dopo tre mesi di stop forzato cosa ha reso possibile ai giocatori di riproporre quel mix di aggressività e tenacia che ne ha fatto tante fortune? Le critiche principali riguardano le prestazioni atletiche ed in particolare la corsa: “Gli Atalantini corrono più di tutti e non sembrano stancarsi mai”, “Qui c’è sicuramente l’aiutino del doping”. Scorrendo gli articoli de la Gazzetta dello Sport, piuttosto che post sui social media, questi sono i commenti più in voga tra i detrattori. In realtà si tratta di disinformazione. Dati alla mano infatti si scopre che l’Atalanta è solamente nona per media km percorsi (108.249km). Per dare un’idea la prima squadra di questa speciale classifica, l’Inter, ne ha macinati 111.751, circa quattro in più (dati Lega Serie A). L’atalantino con più chilometraggio nelle gambe, lo svizzero Remo Freuler, è addirittura trentasettesimo nella classifica dei singoli giocatori ad aver percorso più km. Quale spiegazione si cela dunque dietro l’impressione che i ragazzi di Gasperini corrano di più? Per capirlo occorre analizzare il gioco dell’Atalanta.



L’allenatore Piemontese è solito schierare le sue squadre con un versatile ed offensivo 3-4-3. Il sistema esalta la marcatura a uomo a tutto campo in fase difensiva, e produce gioco attraverso un delicato quanto efficiente sistema di triangolazioni e scambi in fase offensiva. Il coinvolgimento dei terzini nel 3-4-3, che diventa un 3-2-4-1 in fase di possesso palla, richiedendo ai giocatori di fascia continuo movimento e scambi con gli attaccanti. Le tre linee -difesa, centrocampo e attacco- sono molto vicine e il baricentro della squadra è fortemente alzato verso la metà campo avversaria. La media stagionale è di 49.40 mt. ( a fronte di una lunghezza media dei campi di calcio di 105 mt. in Italia). Tenendo la squadra relativamente alta si riduce chiaramente la porzione di terreno da coprire. La fitta rete di passaggi si sviluppa in verticale sfruttando l’abilità nel muoversi senza palla. I centrocampisti e i trequartisti compiono un movimento “a venire incontro” al portatore di palla, liberando linee di passaggio per gli attaccanti, i quali fungono cosi da rifinitori permettendo di iniziare il sistema di triangolazioni con gli esterni che poi dovrebbe portare a cross, passaggi filtranti in area o liberare un giocatore per il tiro. Qualora lo sviluppo della manovra per vie centrali venga schermato dalla difesa avversaria, Gasperini ricorre a lanci lunghi sulla fascia per gli esterni. Lo scopo è sempre quello di far saltare la copertura avversaria e mettersi nella condizione di impostare le triangolazioni.



Tutti i giocatori sono coinvolti in fase di impostazione, difensori compresi. Proprio il ruolo del difensore e di vitale importanza. Un eccellente articolo de L’Ultimo Uomo analizza come nella difesa a tre di Gasperini le marcature siano organizzate in modo da lasciare uno dei centrali senza avversario di riferimento e libero di scalare a copertura della porta nel caso in cui le cose si mettessero male. Lo scopo è quello di creare situazioni di superiorità numerica. Tenendo le tre linee cosi ravvicinate non è quindi raro vedere centrocampisti e mezzale a ridosso della propria area di rigore in fase di ripiegamento. Si tratta di un meccanismo incredibilmente efficiente, ma al contempo delicato. Non a caso quando si sbagliano le tempistiche di pressing il sistema di marcature salta esponendo pericolosamente la squadra alle ripartenze avversarie. L’Atalanta infatti subisce spesso e volentieri goal su contropiede. A dare ulteriore dimostrazione della forza del collettivo sono i dati relativi al reparto offensivo. L’attacco della Dea ha messo a referto la bellezza di 98 goal realizzati in campionato (116 stagionali contando Coppa Italia e Champions League) e si distingue per la capacità di mandare in goal tanti giocatori diversi (tra gli altri tre attaccanti in doppia cifra e due centrocampisti a quota 9). L’incredibile efficacia del sistema di Gasperini è dovuta all’esaltazione del collettivo. Il non dipendere dalla prolificità di un singolo, bensì dall’organico e dalla fluidità di manovra permette a tanti giocatori diversi di creare occasioni da goal e segnare.

Il calcio di Gasperini è un calcio innovativo. Riprende alcuni dettami del calcio totale olandese e rifugge il buon vecchio catenaccio made in Italy. Avere il sospetto che l’Atalanta corra di più degli avversari e che vi riesca grazie all’aiuto di sostanze illecite è la linea di pensiero più semplicistica. Andando ad informarsi si scopre tuttavia un’altra realtà: i bergamaschi non corrono di più, ma semplicemente meglio. La filosofia di un allenatore a cui è stata data fiducia, unita ad un’eccellente organizzazione societaria, stanno facendo sognare una squadra storicamente definita “provinciale” e con lei tutti i suoi tifosi. Sotto la presidenza dell’imprenditore bergamasco Antonio Percassi (con un passato da calciatore proprio nella Dea) il club ha sperimentato un notevole sviluppo grazie ad investimenti mirati, come l’acquisto dello stadio dal comune di Bergamo (facendone una delle poche società di calcio italiane con uno stadio di proprietà), con l’intenzione di dare alla società e alla città una dimensione internazionale. Il bilancio del 2019 si è chiuso con poco meno di 200 milioni di fatturato e un utile di 26 milioni, mentre la sola partecipazione alla prossima Champions League porterà nelle casse altri 15 milioni dei euro.

Bergamo è stata una delle città a soffrire maggiormente gli effetti di Covid-19 e una splendida realtà come l’Atalanta porta gioia e lascia ben sperare per il futuro. E voi cosa che ne pensate? Può essere l’Atalanta un modello organizzativo da cui apprendere? Può la sua gestione societaria fungere da modello - non necessariamente a livello sportivo - ampliabile ad altri settori?


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