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Comodi sì, ma non troppo



Finalmente siamo nel pieno della bella stagione: caldo, sole, vacanze… e come ogni anno la maggior parte di noi rispolvera la calzatura d’eccellenza del periodo estivo: l’infradito. Inventata migliaia di anni fa, è resistita nei secoli e tutt’ora è di moda. Ma siamo proprio sicuri che sia la calzatura più adatta ai nostri piedi?

Nella letteratura scientifica sono presenti alcuni studi riguardo gli effetti che le infradito hanno sulla nostra postura e sulle varie fasi del cammino. Tra i vari studi condotti si evidenzia la riduzione della velocità del passo accompagnata da un aumento dell’escursione articolare nei movimenti di flessione ed estensione della caviglia, assieme ad un aumento della flessione delle dita. Risulta anche raddoppiata la velocità con la quale noi appoggiamo il tallone a terra, rispetto a quando noi camminiamo scalzi oppure con una scarpa da running.

Queste alterazioni sono riconducibili a una grande caratteristica della scarpa, ovvero la sua struttura. Infatti, l’infradito consente al piede di rimanere “libero”, caratteristica vantaggiosa per le temperature della bella stagione, ma al tempo stesso svantaggiosa, dato che non viene consentito il giusto supporto al piede. Il nostro corpo ovvia al problema mettendo in atto le alterazioni citate prima, che consentono di “aggrapparci” alla suola per non rischiare di perdere la calzatura durante la deambulazione.

In letteratura sono presenti soltanto delle ipotesi al momento per quanto riguarda le conseguenze, tra le quali troviamo un aumentato rischio di distorsioni e traumi, dato lo scarso sostegno durante le attività e la poca resistenza sui terreni sconnessi, maggiore rischio di infiammazione tendinea soprattutto a carico del tendine d’Achille, con maggior probabilità di insorgenza di fasciopatia plantare e rischio di scarsa stimolazione della pompa plantare con conseguente gonfiore agli arti inferiori.

Anche se sono necessari ulteriori studi per definire con chiarezza le conseguenze legate all’uso dell’infradito soprattutto nel lungo termine, eri a conoscenza di questi rischi?


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