In questo giorno, è importante sottolineare come il cambiamento climatico è il maggiore indagato per l’aumento dei disastri legati al clima, inclusi gli eventi meteorologici estremi. Secondo gli ultimi dati siamo passati da 3.656 eventi disastrosi (1980-1999) a 6.681 nel periodo 2000-2019, collegati alle variazioni climatiche.
Tra le varie problematiche connesse al cambiamento climatico, che portano a conseguenti disastri ambientali, vi è l’aumento della temperatura, causa dell’acidificazione degli oceani. L’acidificazione è il fenomeno che descrive il continuo aumento dell’acidità degli oceani dovuto all’assorbimento di CO2, la cui presenza si sta intensificando, a causa delle sempre maggiori emissioni prodotte dalle attività antropiche. Secondo le attuali stime, si prevede che entro il 2100, la concentrazione di CO2 arriverà a sfiorare le 930 ppm. Un dato più che doppio rispetto alle già preoccupanti attuali 400 ppm.
Ma cosa c’entra l’isola di Ischia con i disastri ambientali?
Ischia presenta un’origine vulcanica, la quale ancora oggi si manifesta attraverso l’intensa attività idrotermale, attraverso fenomeni di emissioni gassose fredde e fumarole calde. Tali emissioni sono caratterizzate per il 95% da CO2, generando una naturale acidificazione delle acque. Per le suddette ragioni, l’isola di Ischia viene ad oggi definita come un vero e proprio “laboratorio a cielo aperto”, permettendo così di studiare il problema dell’adattamento di singole specie nonché di intere comunità ed ecosistemi soggette all’acidificazione marina. Studiare ed analizzare affondo quest’isola, caratterizzata da tali fenomeni naturali, permetterà di capire come cambierà ben presto il nostro mare. Inoltre, ciò potrà aiutare a indirizzare le grandi potenze a cambiare rotta o ad individuare nuovi sistemi per evitare un ulteriore disastro ambientale, come la perdita del 90% di biodiversità.
Che ne dite di fare un tuffo a Ischia, per poter vedere cosa succederà nel 2100?
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