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Caro sport, ci eri mancato


Alcuni amici, tifosi, festeggiano insieme abbracciandosi
Amici tifosi che si abbracciano

L’estate del 2021 si può racchiudere in una sola parola: sport. Siamo a due settimane dalla vittoria europea della nostra nazionale di calcio e della storica finale raggiunta da Matteo Berrettini al torneo di Wimbledon. Al momento dell’uscita di quest’articolo ci troviamo all’inizio dei Giochi Olimpici di Tokyo 2020, che pur con tutte le difficoltà e paure legate alla pandemia, ha preso il via. Lo sport si può definire come denominatore comune di quella che, al netto delle preoccupanti varianti in agguato, si appresta a diventare la rampa di lancio verso un futuro da riprendere in mano. Un fattore che più di ogni altro ha dimostrato di essere qualcosa che va oltre una semplice attività fisica o una competizione, ma un fenomeno sociale che accompagna e segna le nostre vite.


Nel tumultuoso 2020, manifestazioni del genere sono chiaramente passate in secondo piano. I problemi reali e concreti erano ben altri, e giustamente sono stati messi in stand-by per un anno, per essere poi ripresi in una situazione più gestibile. Oggi, però, in un contesto radicalmente diverso, grazie anche al progresso scientifico che ci ha donato i vaccini per proteggersi dal virus, abbiamo potuto apprezzare nuovamente i tanto amati eventi sportivi estivi. Anzi, è in realtà più giusto dire in maniera rinnovata, perché quest’anno, come non mai, la centralità sociale e culturale dello sport ha potuto esprimersi in modo forte e diffuso, facendoci accorgere come sia un vero elemento aggregante e identitario per una comunità. Non si tratta mai del gioco in sé, dell’essere appassionato, esperto o addirittura intenditore di una disciplina. Lo sport, soprattutto quando è coinvolta una nazionale, la rappresentativa di un paese, ha un altro sapore, perché avvicina le persone e le rende unite in modo forte a livello culturale, creando un sentimento che, per un mese o poco più, aggrega più di ogni altra cosa. In Italia abbiamo soprattutto abbiamo avuto la possibilità di vivere tutto ciò, e forse anche per questo abbiamo potuto capire ancor di più quanto sia un qualcosa di profondamente legante lo sport.


Tutti durante l’Europeo abbiamo imparato ad apprezzare le gesta dei nostri calciatori, sia dentro sia fuori dal campo. Dal tir aggir’ di Lorenzo Insigne, alle parate di Gigio Donnarumma, dalle lacrime di Spinazzola dopo l’infortunio e quelle della coppia Vialli-Mancini post vittoria, ai siparietti di Nicolò Barella: tutti, nessuno escluso, ci siamo ritrovati a vivere le stesse emozioni, sentendoci parte di un tutt’uno a livello sociale e culturale, diventando tifosi e calciofili, coinvolgendo anche coloro che, dopo anni e anni, non hanno ancora capito come funzioni il fuorigioco.


Matteo Berrettini è diventato l’idolo di una nazione a partire da un pomeriggio di metà luglio, andando a sfidare il numero uno al mondo del tennis in un campo che, più che un terreno di gioco, è un tempio sacro, dove solo pochi possono sperare di arrivare, e ancor meno persone, gli eletti, possono trovarsi a combattere per il titolo. Insomma, più un mito epico di una finale di tennis, raggiungendo uno status di cui pochi sportivi hanno potuto godere nel panorama italiano, diventando una stella e un modello per chissà quanti bambini, e un motivo d’orgoglio anche per i più grandi.


Infine, le Olimpiadi: massima espressione dello sport internazionale, dove qualsiasi disciplina diventa il nostro sport preferito se un nostro connazionale si batte per la medaglia d’oro. Abbiamo seguito le fasi preliminari di qualificazione, in particolare con l’ItalBasket, che con una prova magistrale ha battuto la Serbia in un proverbiale Davide contro Golia, tornando a una competizione Olimpica dopo 17 anni (ovvero, dall’Argento di Atene 2004). Non finisce qua, perché per le prossime settimane saremo incollati alla TV, o al PC o Smartphone, o qualsiasi altro mezzo per seguire la competizione, unendoci tutti attraverso un filo sottile, invisibile ma vero e concreto. Festeggeremo come se l’atleta fosse da sempre il nostro idolo d’infanzia se lo vediamo sul gradino più alto del podio, anche se non lo conoscevamo e nemmeno sapevamo che il suo sport fosse ai Giochi Olimpici (o addirittura esistesse). Ci commuoveremo con loro alle interviste, e aspetteremo con ansia e trepidazione i momenti delle fasi finali, perché in gioco c’è, oltre la vittoria, anche la dimostrazione che siamo i più bravi, motivo di vanto a livello intimo e personale, ma soprattutto per un’emotività collettiva che trascende ben oltre il singolo individuo.


Emozioni, insomma, di cui un anno fa il virus ci ha privato e che oggi, con tutte le restrizioni del caso e le attenzioni da porre nel modo di svolgere la manifestazione, abbiamo potuto apprezzare in maniera nuova, più completa e coinvolgente. Siamo tornati a sentirci davvero più vicini grazie allo sport, che ci unisce più di qualsiasi altra cosa. A chi direbbe, a questo punto, “chiamatelo solo un gioco”, ribatterei che non sono d’accordo. Perché è proprio lì il punto: è tutto, sempre e comunque un gioco, perché diverte e ci rende partecipi a livello profondo, sentimentale, viscerale come i bambini. Questo è il quid di tutto: l’elemento ludico, che rende una competizione sportiva, una gara connotata da uno sfrenato e agguerrito agonismo un qualcosa di unico per noi spettatori, segnandoci culturalmente e socialmente. Non dobbiamo mai dimenticarci come il divertimento, l’intrattenimento e l’aspetto ricreativo siano, accanto alla competitività, quello che rende magico una partita o una gara. A maggior ragione dopo un lunghissimo periodo di quasi due anni passati a vivere di paure, ansie e preoccupazioni, dove lo spazio per tutto questo era venuto prepotentemente meno. Ci siamo appassionati, commossi, ed entusiasmati di fronte alle gesta dei nostri sportivi, e per un altro mese continueremo a farlo.


Quindi, a conclusione perché è così importante lo sport nell’estate del 2021? Perché ci ha dato una nuova possibilità, ci ha regalato momenti in cui siamo realmente potuti tornare a giocare, sperare e soprattutto sognare insieme a idoli (vecchi e nuovi, conosciuti e non), donandoci quella che è diventata molto più di un’occasione ricorrente, ma rappresenta un’estate, un’avventura in più.

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