Autore: #SaraCappelletti
Il 24 gennaio del 41 d.C., l'imperatore Caligola muore assassinato, dopo aver instaurato un governo assoluto, in aperto contrasto con le classi dirigenti.
Le fonti ci hanno consegnato l’immagine di un despota, eccentrico e depravato. Nelle pagine degli storici, si raccontano stupri, rapporti incestuosi, decapitazioni, persecuzioni e torture d’ogni genere. Pretendeva di essere adorato come un dio e un giorno nominò console il suo cavallo. A partire da Svetonio, Caligola viene dichiarato pazzo.
Ludwig Quidde ha parlato di “follia cesarea” per definire questa “megalomania spinta alla autodivinizzazione, dispregio di ogni vincolo di legge e di ogni diritto altrui, crudeltà brutale senza ragione o scopo”.
Anche la letteratura e il cinema si sono appropriate di Caligola, trasformandolo in un simbolo della follia e della depravazione del potere. In un’opera teatrale di Camus, è un mostro, un grottesco artista del male. In una pellicola “maledetta” di Tinto Brass - censurata e confiscata più volte - è un visionario sadico, immorale e disperato.
Le fonti antiche, in realtà, cominciano a parlare di Caligola solo un secolo dopo la sua morte, e sono faziose: denigrano l’imperatore per difendere la classe senatoria e le convenzioni aristocratiche. Il giudizio storico su Caligola ha da sempre sofferto la mancanza di testimonianze dirette e tutta l’ambiguità delle interpretazioni soggettive che hanno cercato di colmare questo vuoto.
Di Caligola si è spesso persa la personalità complessa, abilmente ricostruita da Aloys Winterling nella sua biografia dell’imperatore, in cui lo storico ha svelato le luci, le ombre e i punti di vista che fanno di Caligola una persona e non un personaggio.
Siamo davvero di fronte a un folle perverso, oppure a un sovrano, che - al di là di tutto - è stato in grado di svelare l’ipocrisia e l’opportunismo della classe senatoria e l’impossibilità di trovare un equilibrio - anche solo apparente - tra impero e repubblica?
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